Il turismo è uno dei settori socio-economici più importanti, così tanto, secondo i dati del World Tourism Organisation (UNWTO), da spostare un volume d’ affari superiore a quello delle esportazioni di petrolio, dei prodotti alimentari e dell’industria automobilistica.
Esso costituisce una delle principali fonti di reddito per tutti i paesi sviluppati, e per quelli in via di sviluppo, perché genera importanti risultati economici e benefici per l’ occupazione, direttamente dal settore o grazie all’indotto che crea. A causa dell’ enorme quantità di persone che sposta, nonché dei suoi effetti sull’economia e sull’occupazione, il turismo ha un impatto considerevole sullo sviluppo sostenibile per le opportunità che offre.
Questo è il motivo che ha portato le Nazioni Unite a dichiarare, l’anno appena trascorso, il 2017, “International Year of Sustainable Tourism for Development”. Un riconoscimento che pone ulteriormente l’attenzione sull’importanza del contributo del turismo sostenibile sullo sviluppo e, contestualmente, induce le aziende, i cittadini, e più in generale le comunità, a lavorare insieme per fare del turismo un’ autentica leva positiva per il cambiamento.
A sostegno di un percorso da intraprendere, c’è l’ Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un piano d’ azione a favore delle persone, del pianeta e del benessere, che promuove una roadmap per lo sviluppo sostenibile, fissando obiettivi chiari che comprendono la sfera economica, quella sociale ed ambientale. Obiettivi che per essere realizzati necessitano del coinvolgimento fattivo di governi, settori privati, società civile, singole persone, noi compresi, per l’impegno profuso nel promuovere il progetto mobilitasostenibile.it | mobilita ecosostenibile.it
Ma chi può fare davvero la differenza? Senza dubbio le aziende del settore dei trasporti, in particolare, i produttori di auto.
La crisi del diesel in alcuni paesi europei potrà rappresentare il volano di sviluppo per cambiare mentalità. Con nuove norme, ed una presa di coscienza da parte di tutti, sarà possibile arrivare presto ad una reale mobilità sostenibile.
Se in piccole realtà, come l’isola di Tenerife, che si trova al largo della costa occidentale dell’Africa, c’è un vero piano di sviluppo integrato per la promozione di una mobilità e un turismo sostenibile, dove i veicoli elettrici si riforniscono da fonti rinnovabili, ci si chiede come mai in paesi come l’Italia, ad oggi, non ci sia un vero e proprio piano nazionale che spinga ad una mobilità e ad un turismo sostenibile.
I veicoli elettrici ci sono, si iniziano a vedere per le strade, ma rappresentano una quota insignificante. Scarsa anche la presenza di auto a metano, carburante che rappresenta un’ ottima alternativa green ai veicoli a benzina e diesel attuali, per emissioni e costi di gestione.
Sul fronte dei veicoli full electric, a ricoprire attualmente il ruolo da leader, troviamo Renault con un’intera gamma, Nissan con Leaf, Tesla (qui il nostro test-drive), con auto ancora accessibili a pochi, BMW con la gamma i3, Hyundai con Ioniq electric e Smart, che dal 2020 ha promesso che la ForTwo elettrica sarà l’unica smart in commercio. Leader delle motorizzazioni ibride, Toyota e a breve anche Volvo, che aumenterà sensibilmente nei prossimi anni il numero di auto ibride e commercializzerà alcune full electric.
Per lo sviluppo delle auto elettriche basteranno wall box istallati a casa per la ricarica, bollo e strisce blu gratis, ingresso gratuito nelle zone ZTL e un risparmio significativo rispetto all’uso dei carburanti tradizionali? E per quelle a metano, basterà l’impegno di SNAM per rilanciare questo carburante?
Non lo sappiamo, ma ci piace credere di si, convinti che il turismo possa avere la capacità di promuovere l’innovazione, l’internazionalizzazione e la competitività anche in altri settori quali acqua, energia, industria, ICT, agroalimentare, salute, cultura e istruzione e costituire un volano per lo sviluppo della mobilità sostenibile. In questo ambito, la diversificazione dell’economia dell’Italia è privilegiata con un asse strategico che non è solo verticale, ma anche trasversale verso settori molto diversi che possono concorrere a rafforzare la domanda di turismo sostenibile.
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