La sfida della mobilità urbana è più che mai attuale e a dimostrarlo sono i numeri: stando a una stima delle Nazioni Unite, entro il 2030 le megalopoli ospiteranno più di 750 milioni di persone, (+35% rispetto ad oggi). Se a questo dato aggiungiamo che, secondo il World Economic Forum, il numero di auto in tutto il mondo nel 2040 sarà pari a 2 miliardi, è chiaro che la pressione esercitata sulle reti di trasporto è destinata ad aumentare.
Come potranno, quindi, i frammentati ecosistemi della mobilità urbana reggere l’impatto? Una soluzione la offre il nuovo studio di Boston Consulting Group nel report “Solving the Mobility Challenge in Megacities”. Opzioni come mobilità on demand, car sharing e micromobilità non sono la sola risposta e possono costituire parte del problema. Da un lato rappresentano un passo in avanti rispetto alla mobilità tradizionale e continueranno a giocare un ruolo importante in futuro, ma dall’altro l’assenza di un intervento municipale ha fatto sì che molte città siano state sommerse da una molteplicità di offerte concorrenti. Il risultato? Più investimenti del settore privato e più scelta per i consumatori, ma nessun miglioramento per le prestazioni dei sistemi di trasporto.
Del resto, le opzioni di mobilità emergenti risolvono solo alcuni nodi cruciali: ad esempio molti dei servizi di ride hailing, pur permettendo ai consumatori di viaggiare quando vogliono e di essere produttivi durante il trasporto, operano ancora con veicoli a propulsione convenzionale. Anche il costo, tipicamente superiore a quello delle modalità di trasporto tradizionale, talvolta può essere un deterrente.
La chiave per la creazione di un sistema efficace e integrato di mobilità urbana è mettere al primo posto le aspettative e gli interessi dei consumatori. Interrogando oltre duemila persone a Pechino, Boston, Londra e Mosca, BCG ha scoperto che produttività, indipendenza e sostenibilità sono esigenze prioritarie: i viaggiatori preferiscono soluzioni di trasporto che siano coerenti con i loro valori, che gli consentano di essere multitasking e indipendenti da orari rigidi, nonché di utilizzare il loro tempo in maniera produttiva. Inoltre, negli ultimi 12 mesi il 37% degli intervistati è diventato più disposto a possedere un’auto. Ma nella maggior parte dei casi le ragioni sono riconducibili a motivi di necessità e praticità e non a preferenze personali quali attaccamento all’automobile o volontà di esprimere uno status symbol: una constatazione che evidenzia come i consumatori siano disposti a scegliere potenziali modalità di trasporto alternative, purché esse siano efficaci. Certamente la pandemia di Covid-19 ha modificato le preferenze dei consumatori nel breve termine, ma è probabile che quanto emerso dal sondaggio resterà valido in una visione di medio-lungo periodo.
Le megalopoli hanno bisogno di un “orchestratore” che metta ordine al caos dei trasporti. Si tratta di una direzione sistemica in grado di gestire la frammentazione degli ecosistemi della mobilità garantendo che operatori pubblici e privati lavorino insieme in modo efficace. Tale figura, che potrà anche assumere la forma di una partnership tra urbanisti e attori privati, imporrà ordine al sistema identificando un mix ottimale di diverse forme di mobilità.
Per Fabio Cancarè, Associate Director di BCG: “In Italia, nel 2019, la new mobility ha contribuito al 2% degli spostamenti nelle aree urbane, percentuale che crescerà al 10% nel 2030 e al 18% nel 2035. In assenza di una chiara direzione sistemica la new mobility potrebbe addirittura peggiorare le performance degli ecosistemi di mobilità urbana, ad esempio cannibalizzando il trasporto pubblico”.
I leader della mobilità urbana dirigeranno due elementi: un sistema integrato di gestione che riunisce i dati di tutte le modalità di viaggio pubbliche e private, così come delle infrastrutture di trasporto della città, abbinato a un’interfaccia digitale per il cliente, ossia una piattaforma che combina tutte le opzioni di trasporto disponibili in città. Il controllo di questi due elementi permetterà di ottimizzare il sistema di trasporto e di soddisfare le esigenze dei consumatori, che potranno prenotare un viaggio efficiente e personalizzato che coinvolge più modalità attraverso un’unica interfaccia.
Far sì che aziende private, operatori della mobilità e consumatori utilizzino un’unica interfaccia digitale non è immediato. Gli aspiranti fornitori di piattaforme potrebbero però trarre beneficio dal possesso di una base di utenti già significativa. In quest’ottica aziende attive nel trasporto con app di mobilità già esistenti, come Uber o Lyft, godono di un buon posizionamento per diventare fornitrici di piattaforme.
Conclude Cancarè: “Sviluppare un piano che includa sia l’ambizione di lungo termine che target di breve termine specifici e misurabili, investire in competenze tecnologiche, creare una governance efficace e sviluppare partnership pubblico-privato di successo sono gli step che le amministrazioni locali devono compiere per rivoluzionare la mobilità urbana”.