Amministratori, ricercatori e aziende logistiche di fronte alla necessità di garantire il servizio commerciale agli individui con l’utilizzo sostenibile delle infrastrutture comuni anche nella logistica. Le soluzioni che funzionano si vedono a uMove il 28 aprile all’Acquario Civico a Milano. In attesa di politiche innovative anche dai merchant come Amazon e Yoox. Partecipazione gratuita.
La mobilità nelle città sta vivendo un periodo paradossale. Complice la crisi economica, l’adozione di iniziative come la congestion charge (l’Area C a Milano) e il divieto di circolazione per i mezzi più inquinanti e, sul piano positivo, il successo delle varie offerte di sharing, il traffico di mezzi privati dedicati al trasporto di persone è sceso in molte città per la prima volta dal dopoguerra. Eppure, la congestione effettiva non sembra sia scesa, anzi in alcune zone residenziali sembra anche peggiorata. Il fenomeno è facilmente spiegabile.
L’infrastruttura, le strade urbane, è condivisa da tutti i tipi di traffico, che non è solo quello delle persone ma anche delle merci, una parte del quale ha visto una vera e propria esplosione negli ultimi tre anni: l’e-commerce B2C e sempre più B2B. In Europa il volume degli acquisti online è passato dal 2 % sul globale di cinque anni fa al 9 % odierno.
In Italia, il volume d’affari dell’e-commerce supera gli 11 miliardi di euro, ed è previsto di almeno 16 miliardi nel 2016. Sul piano logistico l’impatto dell’e-commerce è valutato dal Politecnico di Milano oggi al 10 % di tutte le spedizioni, in crescita numerica rapida perché la consegna media di un acquisto di beni online (un libro, un gadget elettronico, un CD, un capo di vestiario) è rappresentato da un pacco di piccole imensioni. In pratica, ogni nuovo ordine si traduce in almeno una nuova consegna.
Buona parte delle consegne avviene in ambito urbano, dove è maggiore la concentrazione di connettività e di utenti digitalizzati. Oltre a essere molto numerose, le consegne di e-commerce hanno caratteristiche particolarmente onerose a livello logistico, soprattutto in città.
I tempi di consegna sono poco flessibili perché il tempo di attesa per entrare in possesso della merce acquistata è un fattore decisivo nel spingere l’acquirente ad utilizzare ancora il merchant; ciò comporta che il fattore di carico dei mezzi raramente supera il 25 per cento del teorico; la sosta è estremamente difficile perché i pochi stalli per il carico-scarico non sono stati previsti nelle aree residenziali, e in molti casi sono occupati abusivamente; in assenza del destinatario o di un suo delegato, il tentativo di consegna deve essere ripetuto, anche più di una volta, con conseguente traffico aggiuntivo.
All’e-commerce B2C è da aggiungere inoltre la trasformazione nello stesso senso del B2B, ossia le consegne ai negozi. Ciò che è stato per necessità sempre vero nell’ambito del fresco e del freschissimo, e in certi ambiti come il farmaceutico, ossia consegne anche di piccole dimensioni e parcellizzate, si sta generalizzando in moltissime aree merceologiche. Un caso è il fashion, dove i negozi, anche i flagship dei grandi brand, ormai riducono al minimo il magazzino e il riassortimento è continuo.
Il rilancio dei superette, ossia i piccoli supermercati nelle aree urbane anche centrali, unico settore della GDO in crescita, da una parte rinnova il concetto, necessario alla vivibilità dei quartieri, di negozio di prossimità, dall’altra intensifica il traffico logistico. Che fare? Dopo alcune false partenze, enti locali, ricercatori, operatori logistici e qualche brand hanno messo a punto soluzioni che funzionano e che riescono a coniugare, con ampia adozione di tecnologie smart e di mobilità a basso impatto (elettrico, cargo-bike a pedalata assistita).
Alcune, dei maggiori operatori del settore e di start-up innovative, saranno visibili a uMove, evento della piattaforma BEyond 2015 dedicato alle nuove modalità di trasporto di persone e cose in ambito urbano.
Fonte: Comunicato Stampa
G.V.