“L’anno della mobilità attiva”, così l’ISFORT (l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) ha definito il 2017 nel 15° Rapporto sulla mobilità degli italiani! Anche se, rispetto al 2016, sono diminuiti il numero di passeggeri e il totale delle distanze percorse, nel 2017 è cresciuta la quota di italiani che ha scelto di spostarsi in bici, in bus o a piedi e, di conseguenza, di lasciare ferma l’automobile.
Lo studio, che è stato redatto in collaborazione con con Asstra, Anav e Agens e che è stato presentato lo scorso 12 Novembre a Roma nell’Aula dei Gruppi Parlamentari, ci racconta che durante lo scorso anno l’uso delle 4 ruote è diminuito di quasi 7 punti rispetto all’anno precedente: la quota modale dell’auto è scesa dal 65,3% del 2016 al 58,6% del 2017. La buona notizia è che, contestualmente, è aumentato l’uso di altre modalità di trasporto ed è cresciusta anche la consapevolezza degli italiani sull’importanza di adottare comportamenti di mobilità sostenibile. Vediamo insieme qualche dato diffuso dall’ISFORT.
Bici, modalità di trasporto pubblico e spostamenti a piedi nel 2017
Nel 2017 è cresciuta la quota modale della bicicletta che ha raggiunto il 5,2%, facendo registrare un aumento di quasi 2 punti rispetto al 2016 (3,3%).
È aumentata anche la quota di utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico, intesa nel rapporto nell’ampia accezzione di autobus urbani e di lunga percorrenza, treni, metro, tram, sharing mobility: pur non registrando chissà quali passi da gigante, la quota è passata dal 6,6% del 2016 al 7% nel 2017.
Il rapporto non ha trascurato di indagare anche l’andamento degli spostamenti intermodali (che sono comprensivi anche dell’utilizzo dei mezzi pubblici nella quasi totalità dei casi): è questo l’unico dato che ha registrato un calo; la quota è pari al 3,9% nel 2017 contro il 4,6% del 2016.
La sharing mobility nel 2017: crescita e squilibri territoriali
Car sharing, bike sharing, scooter sharing, car pooling, aggregatori: tutti i segmenti di attività della mobilità condivisa fanno registrare una crescita considerevole, che si attesta al +35% nel 2017 rispetto al 2015. Un incremento che interessa la tipologia di servizi, gli abbonati, gli utenti, i veicoli, le percorrenze.
47.700 unità è il numero stimato dei veicoli in condivisione alla fine del 2017, un numero che tiene conto della crescita delle flotte di bike sharing (che ha determinato un incremento di 15 punti rispetto al 2016) e della crescita significativa dei veicoli a motore a zero emissioni nel car sharing (dalle 620 unità del 2015 si è passati alle 2.200 unità nel 2017).
Questa crescita (che il rapporto ISFORT definisce tumultuosa) ha portato con sè alcuni squilibri territoriali che non sono quelli “tradizionali” del divario tra il nord e il sud del paese. È la concentrazione territoriale dei servizi, più considerevole nelle aree urbane maggiori, a determinare uno squilibrio. Il rapporto, studiando i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, ci informa infatti che poco meno del 30% della popolazione complessiva è potenzialmente in grado di usare un servizio di mobilità condivisa: circa 18 milioni di italiani che risiedono in 278 comuni (solo il 3% del totale).
Quanto alle differenza tra nord e sud, è il centro Italia a registrare la percentuale più bassa di servizi di sharing mobility con una percentuale pari al 15%, mentre nelle città del nord si raggiunge il 58% e nel Mezzogiorno il 26% (dati riferiti sempre al 2017).
Cosa pensano e desiderano gli italiani quando si parla di mobilità attiva e sostenibile?
Il rapporto ha studiato anche questo aspetto e ci restituisce l’immagine di un Paese che desidera più investimenti e misure a sostegno della mobilità sostenibile, al fine di rendere più equilibrate le varie soluzioni di mobilità e al fine di migliorare la vivibilità delle città.
I servizi che secondo gli italiani dovrebbero essere incentivati e sostenuti sono innanzitutto il trasporto pubblico (85%) e la bicicletta (76%), anche in modalità bike sharing (61%). Car sharing e car pooling, vengono indicati come prioritari da una percentuale minore di intervistati.
Ma non è soltanto la praticità e la comodità di questi sistemi a interessare il pubblico degli intervistati: il 57% considera le misure a sostegno della mobilità come prioritarie per ridurre l’inquinamento nelle città e valuta l’uso delle auto elettriche e delle infrastrutture per la ciclabilità (piste ciclabili, stalli di sosta) come gli strumenti più idoneii per raggiugnere l’obiettivo, insieme all’estensione delle zone a traffico limitato o delle zone pedonali.
Queste aspettative si scontrano però con i dati relativi alla quota di automobili vecchie (e dunque più inquinanti) e con l’attuale crescita del parco auto. Nel 2017 la quota di veicoli con anzianità superiore ai 15 anni è stata pari al 30,6%, mentre nel 2010 sfiorava appena il 19%. Anche se spesso le auto più vecchie sono secondi mezzi di famiglia, la tendenza a non sostituirli non aiuta a risolvere i problemi di inquinamento (e di sicurezza) nelle nostre città. Inoltre, nel 2017 il parco auto in Italia è cresciuto dell’1,8% rispetto al 2016. Non buttatevi giù di morale però: l’incidenza di motori meno inquinanti è cresciuta del doppio dal 2013 al 2017 (i motori Euro 5, o superiori, erano il 15,3% nel 2013, il 27,4% nel 2016 e sono stati il 32% del 2017).
Voi, lettori e amici di Mobilità Sostenibile, quale sistema di mobilità sostenibile preferite? Siete disposti a lasciare a casa l’auto per respirare un po’ d’aria più pulita?