Sicurezza, sostenibilità e collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema, sono secondo la maggioranza dei cittadini italiani ed europei le parole chiave della mobilità del futuro – questo quanto emerge da una ricerca condotta da Deloitte su un campione di oltre 6.000 cittadini italiani ed europei e attraverso interviste a rappresentanti e manager di circa 20 imprese/organizzazioni operanti in diversi settori industriali. La ricerca è stata presentata in occasione dell’Innovation Summit 2020 “Umanesimo digitale, stella polare della ripresa” sul ruolo che l’innovazione può svolgere in questa fase delicata dell’emergenza sanitaria Covid-19.
“In questa fase di grande incertezza abbiamo di fronte due sfide interconnesse: gestire l’urgenza legata al Covid-19 e, contemporaneamente, porre le basi per un nuovo modello di mobilità, più sostenibile e allineato all’evoluzione della tecnologia e del comportamento dei viaggiatori. Per centrare questi obiettivi, abbiamo individuato cinque direttrici d’azione: 1) sviluppare soluzioni per garantire la sicurezza e il distanziamento fisico sui mezzi pubblici – un punto indicato come prioritario dal 65% degli intervistati della nostra survey; 2) intervenire sulle infrastrutture del Paese, ritenute inadeguate da 8 su 10 rispondenti alla nostra ricerca; 3) rivedere gli interventi sulle infrastrutture in un’ottica di intermodalità; 4) sviluppare una regolamentazione mirata in grado di mettere in ordine e di tutelarci in qualità di utenti delle soluzioni di mobilità, permettendo uno sviluppo sicuro ma anche funzionale allo sviluppo delle nostre città; 5) fare leva sui data analytics e le loro applicazioni” dichiara Luigi Onorato, Senior Partner Deloitte.
Mobilità: l’importanza dell’innovazione antropocentrica
Secondo i risultati del report Deloitte, in questo periodo di profonda incertezza, gli attori dell’ecosistema Mobilità devono prevedere una serie di iniziative basate sull’innovazione antropocentrica, che metta l’uomo al centro in tutte le sue dimensioni.
Infatti, il 65% dei rispondenti in Italia individua il distanziamento sociale sui mezzi pubblici come priorità di intervento in ambito mobilità (vs. 50% estero), mentre il 61% vorrebbe monitoraggio e contingentamento dei relativi ingressi (vs. 45% estero). Inoltre è aumentato l’uso dei mezzi di proprietà (+39% auto di proprietà e +19% per le biciclette) ed è diminuito l’utilizzo dei mezzi pubblici (il 20% degli utenti ha completamente abbandonato l’uso dei trasporti pubblici, il 20% li usa meno rispetto a prima dell’emergenza.
In termini di gestione, i consumatori italiani ed europei vorrebbero un’innovazione declinata in ottica green, mirata ad introdurre tecnologie avanzate e abilitare modelli di mobilità intermodali oltre che una gestione dei dati attiva e condivisa: il 53% degli italiani (vs 50% estero) pensa che sia necessario potenziare la rete di piste ciclabili in futuro Un altro dato molto interessante è che il 49% degli italiani vorrebbe un ripensamento del modello di città in ottica di smart city con soluzioni avanzate di mobilità abilitate dall’uso dei dati.
Secondo 1 italiano su 3, un modello di mobilità sicura e sostenibile è però possibile solo attraverso un’azione di ecosistema tra istituzioni pubbliche, governo, centri di ricerca, università, aziende e startup. Infatti, 1/4 del campione ritiene che la collaborazione tra tutti gli attori della Mobility value chain sia fondamentale non solo per superare l’attuale fase emergenziale, ma anche per sviluppare i piani di mobilità futuri.
“Un evoluto modello di mobilità, in grado di rispondere all’emergenza attuale, ma anche di guardare a un futuro sostenibile e più vicino alle esigenze umane, deve anzitutto adattarsi alle differenze territoriali delle rispettive realtà, in quanto nel nostro Paese il 77% della popolazione vive in comuni con meno di 100 mila abitanti. Allo stesso tempo è indispensabile avviare un’azione di ecosistema, destinata a valorizzare le diverse iniziative di più settori industriali e a essere indirizzata attraverso interventi istituzionali ben definiti. Non a caso il 62% degli intervistati ritiene che Governo e altre istituzioni pubbliche, insieme a Università e Centri di ricerca, siano le figure più congeniali a ripensare un piano di mobilità urbana” – conclude Onorato.